Cattolici e politica. La bussola? I «principi
irrinunciabili» del magistero ecclesiale sui temi etici e sociali. Lo stile? Il
rigore morale, l’attenzione alla gente, lo spirito di servizio, la
professionalità. La capacità «non solo di rifiutare ogni forma di corruzione ma
anche di anteporre il bene comune ai propri anche legittimi interessi di
parte». Queste – si legge in una nota del Consiglio episcopale della diocesi di
Milano – siano le coordinate di quanti, «a maggior ragione i cattolici», si
candidano a servire la Lombardia e il Paese, consapevoli della posta in gioco:
«In un momento in cui il perdurare della crisi economica sta generando paure e
insicurezze che rendono più fragile il legame tra i cittadini, occorre che la
politica sappia elaborare risposte all’altezza della situazione, capaci non
soltanto di farci uscire dal periodo di difficoltà, ma di migliorarci. Un clima
di fiducia – prosegue la nota, diffusa ieri – sarà realizzabile se insieme si
lavorerà per salvaguardare dall’erosione dell’individualismo le questioni
etiche rilevanti, promuovendo i valori ispirati alla retta ragione e al
Vangelo». Con questa nota il Consiglio episcopale diocesano – l’organismo che
raccoglie i più stretti collaboratori del cardinale arcivescovo di Milano,
Angelo Scola – «offre alcune indicazioni per vivere con responsabilità» questo
tempo, «all’avvio di una lunga campagna elettorale che culminerà con le
elezioni del Consiglio regionale lombardo e del Parlamento della Repubblica
italiana». Nessuna ingerenza della gerarchia cattolica, nessuna lesa laicità:
«La Chiesa – spiega la nota attingendo all’enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI – non pretende minimamente
d’intromettersi nella politica degli Stati. Ha però una missione di verità da
compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura dell’uomo, della
sua dignità, della sua vocazione». E questo tempo chiama le comunità cristiane
ad una «necessaria e urgente opera educativa» perché tutti siano sollecitati
alla «partecipazione attiva e responsabile a questi appuntamenti elettorali».
La sfida: contrastare la tentazione crescente del disimpegno e del
disinteresse sui temi del bene comune. «A nessuno deve sfuggire l’importanza
dell’esercizio del diritto-dovere del voto responsabilmente espresso». Perciò
si auspica che «il confronto tra le parti sia sereno e leale» e «si svolga su
programmi ben articolati». Ma serve anche «l’impegno attivo di un numero sempre
maggiore di laici cristiani nell’attività amministrativa e politica». Non sarà
l’antipolitica a guarire il Paese dalla cattiva politica. Ma per la buona politica
serve una bussola affidabile. «I cattolici – prosegue la nota – faranno
riferimento ai principi irrinunciabili dell’insegnamento del Magistero della
Chiesa sulla famiglia, aperta alla vita, fondata sul matrimonio tra un uomo e
una donna, sul rispetto per la vita dal suo concepimento al termine naturale,
sulla libertà religiosa, sul diritto alla libertà di educazione dei genitori
per i propri figli, sulla tutela sociale dei minori e delle vittime delle
moderne forme di schiavitù, sullo sviluppo di un’economia che sia al servizio
della persona e del bene comune, sulla giustizia sociale, sul ruolo da
riconoscere ai principi di solidarietà e di sussidiarietà, sulla pace come
valore supremo a cui tendere». Su questi punti si cerchi di costruire «un
consenso il più possibile condiviso e diffuso». Tutti i candidati, «a maggior
ragione i cattolici», si impegnino a «ridare fiducia al Paese e ai suoi
abitanti, presentando programmi e proposte realmente tese a costruire il bene
comune: non prevalga la tentazione del disfattismo». E siano «esemplari» per
rigore morale, disinteresse, competenza: solo così sarà possibile rafforzare la
«credibilità» della politica.
Si avvicinano le elezioni. E l’«opera educativa
delle comunità cristiane» sui temi del bene comune e in vista di una
«partecipazione attiva responsabile» è sempre più «necessaria e urgente». Ma
vanno evitate in ogni modo «strumentalizzazioni». Perciò la nota del Consiglio
episcopale milanese, diffusa ieri, ricorda «le disposizioni diocesane» in base
a cui parrocchie, scuole cattoliche, associazioni e movimenti non devono
mettere sedi e strutture a disposizione delle iniziative di singoli partiti o
formazioni politiche. «Si vigili – prosegue la nota – per evitare che le
attività pastorali vengano strumentalizzate a fini elettorali». Chi appartiene
a organismi ecclesiali, «a maggior ragione» chi occupa cariche di rilievo, se
intende candidarsi, si consideri sospeso da quegli organismi; se eletto,
lascerà l’incarico. Chi ha incarichi negli organismi e nelle istituzioni
ecclesiali, si astenga «rigorosamente» da ogni coinvolgimento elettorale. E lo
stesso facciano sacerdoti, diaconi e consacrati.
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