mercoledì 28 novembre 2012

Valori etici e sociali, la bussola in politica di Lorenzo Rosoli La diocesi di Milano ricorda i “principi irrinunciabili” in vista delle elezioni. Chi si candida si dimetta dagli incarichi ecclesiali

Cattolici e politica. La bussola? I «principi irrinunciabili» del magistero ecclesiale sui temi etici e sociali. Lo stile? Il rigore morale, l’attenzione alla gente, lo spirito di servizio, la professionalità. La capacità «non solo di rifiutare ogni forma di corruzione ma anche di anteporre il bene comune ai propri anche legittimi interessi di parte». Queste – si legge in una nota del Consiglio episcopale della diocesi di Milano – siano le coordinate di quanti, «a maggior ragione i cattolici», si candidano a servire la Lombardia e il Paese, consapevoli della posta in gioco: «In un momento in cui il perdurare della crisi economica sta generando paure e insicurezze che rendono più fragile il legame tra i cittadini, occorre che la politica sappia elaborare risposte all’altezza della situazione, capaci non soltanto di farci uscire dal periodo di difficoltà, ma di migliorarci. Un clima di fiducia – prosegue la nota, diffusa ieri – sarà realizzabile se insieme si lavorerà per salvaguardare dall’erosione dell’individualismo le questioni etiche rilevanti, promuovendo i valori ispirati alla retta ragione e al Vangelo». Con questa nota il Consiglio episcopale diocesano – l’organismo che raccoglie i più stretti collaboratori del cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola – «offre alcune indicazioni per vivere con responsabilità» questo tempo, «all’avvio di una lunga campagna elettorale che culminerà con le elezioni del Consiglio regionale lombardo e del Parlamento della Repubblica italiana». Nessuna ingerenza della gerarchia cattolica, nessuna lesa laicità: «La Chiesa – spiega la nota attingendo all’enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI – non pretende minimamente d’intromettersi nella politica degli Stati. Ha però una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura dell’uomo, della sua dignità, della sua vocazione». E questo tempo chiama le comunità cristiane ad una «necessaria e urgente opera educativa» perché tutti siano sollecitati alla «partecipazione attiva e responsabile a questi appuntamenti elettorali». La sfida: contrastare la tentazione crescente del di­simpegno e del disinteresse sui temi del bene comune. «A nessuno deve sfuggire l’importanza dell’esercizio del diritto-dovere del voto responsabilmente espresso». Perciò si auspica che «il confronto tra le parti sia sereno e leale» e «si svolga su programmi ben articolati». Ma serve anche «l’impegno attivo di un numero sempre maggiore di laici cristiani nell’attività amministrativa e politica». Non sarà l’antipolitica a guarire il Paese dalla cattiva politica. Ma per la buona politica serve una bussola affidabile. «I cattolici – prosegue la nota – faranno riferimento ai principi irrinunciabili dell’insegnamento del Magistero della Chiesa sulla famiglia, aperta alla vita, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, sul rispetto per la vita dal suo concepimento al termine naturale, sulla libertà religiosa, sul diritto alla libertà di educazione dei genitori per i propri figli, sulla tutela sociale dei minori e delle vittime delle moderne forme di schiavitù, sullo sviluppo di un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune, sulla giustizia sociale, sul ruolo da riconoscere ai principi di solidarietà e di sussidiarietà, sulla pace come valore supremo a cui tendere». Su questi punti si cerchi di costruire «un consenso il più possibile condiviso e diffuso». Tutti i candidati, «a maggior ragione i cattolici», si impegnino a «ridare fiducia al Paese e ai suoi abitanti, presentando programmi e proposte realmente tese a costruire il bene comune: non prevalga la tentazione del disfattismo». E siano «esemplari» per rigore morale, disinteresse, competenza: solo così sarà possibile rafforzare la «credibilità» della politica.

Si avvicinano le elezioni. E l’«opera educativa delle comunità cristiane» sui temi del bene comune e in vista di una «partecipazione attiva responsabile» è sempre più «necessaria e urgente». Ma vanno evitate in ogni modo «strumentalizzazioni». Perciò la nota del Consiglio episcopale milanese, diffusa ieri, ricorda «le disposizioni diocesane» in base a cui parrocchie, scuole cattoliche, associazioni e movimenti non devono mettere sedi e strutture a disposizione delle iniziative di singoli partiti o formazioni politiche. «Si vigili – prosegue la nota – per evitare che le attività pastorali vengano strumentalizzate a fini elettorali». Chi appartiene a organismi ecclesiali, «a maggior ragione» chi occupa cariche di rilievo, se intende candidarsi, si consideri sospeso da quegli organismi; se eletto, lascerà l’incarico. Chi ha incarichi negli organismi e nelle istituzioni ecclesiali, si astenga «rigorosamente» da ogni coinvolgimento elettorale. E lo stesso facciano sacerdoti, diaconi e consacrati.

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