martedì 20 novembre 2012

Attenzione da una Cei che aspetta di capire meglio di Massimo Franco

La benedizione non c'è: non ancora, almeno. E non è detto che arrivi, e neppure che sia attesa. La Chiesa cattolica vuole capire bene che cosa sia spuntato nell'area moderata durante il fine settimana; quanto sia in linea con i convegni di Todi promossi nell'ultimo anno; e se l'iniziativa che ha come capifila il presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, e il ministro della Cooperazione, Andrea Riccardi, moltiplicherà davvero la partecipazione in nome di un progetto di governo. Si sa che la Cei nell'ultima fase ha sostenuto il premier; e che i rapporti personali fra Benedetto XVI e Monti sono ottimi. Ma sul piano politico, il ruolo della Chiesa rimane segnato dalle convulsioni della Seconda Repubblica. Questo spiega l'attenzione e insieme la cautela nei confronti di quanto si sta muovendo. L'episcopato appare diviso fra chi in prospettiva punta ancora sul centrodestra; e chi, pur volendo la nascita di un altro «centro», teme sia privo di forza elettorale e subalterno alla sinistra. Alcune voci accreditano una velata freddezza dei vertici della Cei, che avrebbero voluto un riferimento esplicito alla difesa dei «valori non negoziabili» (no all'aborto, all'eutanasia, ai matrimoni fra omosessuali): sebbene non risulti, si fa notare, una richiesta in tal senso. Ma forse il vero spartiacque è, in Italia come in altri Paesi occidentali, fra chi ritiene che l'appartenenza religiosa vada rivendicata e affermata anche sul piano politico; e chi ritiene invece che questo approccio condanni la Chiesa e i suoi seguaci a una condizione di minoranza; al rischio di essere strumentalizzata da chi brandisce i suoi valori, e di vedere prevalere i suoi avversari ideologici. Insomma, è in atto un confronto aspro sul modo di declinare la presenza dei cattolici in politica: un dilemma drammatizzato dalle divisioni profonde, spesso irriconciliabili fra le sue componenti. Così, nonostante Monti sia apprezzato in Vaticano e tempo fa abbia incontrato anche il capo dei vescovi italiani, cardinale Angelo Bagnasco, eventuali punti di contatto non riguardano le strategie e le alleanze politiche ma il ruolo del governo: sul piano interno e internazionale. Fra l'altro, il presidente del Consiglio ha sempre tenuto a separare il suo ruolo istituzionale dalle sue convinzioni religiose: pur essendo notoriamente un cattolico convinto. Fra i promotori del movimento nato sabato scorso, la parola d'ordine di fatto è un trasversalismo che può suonare ambiguo ma è anche considerato un elemento di novità; e un modo per aiutare Monti. D'altronde, il progetto è quello di creare un'area moderata che appoggi Palazzo Chigi e spinga per la conferma del premier. Ma la spinta iniziale è stata quella di combattere il fenomeno dell'astensionismo, arrivato a percentuali inquietanti; e di contrastare la tentazione di una sorta di «grillismo bianco» antigovernativo e antipolitico da parte di spezzoni del mondo cattolico. Si tratta di un processo appena agli inizi. Tende a fare emergere le contraddizioni di un mondo sospeso per anni, anche suo malgrado, nell'orbita berlusconiana. Inutile forzare le tappe: occorrerà tempo per trovare un baricentro e interlocutori diversi.

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