martedì 20 novembre 2012
Il manifesto del nuovo centro e i distinguo del mondo cattolico di Paolo Conti
- La convention di «Verso la Terza Repubblica»
ha aperto un immediato confronto tra le diverse realtà cattoliche che guardano
con forte interesse all'iniziativa. Sul palco, con Luca Cordero di Montezemolo,
c'erano per esempio Andrea Riccardi, ministro del
governo Monti ma soprattutto fondatore della Comunità di Sant'Egidio, e Andrea Olivero, presidente delle Acli. E sono già cominciati i distinguo.
Primo tra tutti, e forse il più significativo, quello di Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano dei
lavoratori, ovvero Mcl. Dopo le dimissioni di Natale
Forlani è anche il portavoce pro tempore di Todi 2, il nuovo Forum delle
associazioni cattoliche italiane. La posta in gioco: i «valori non negoziabili»
(la difesa della vita, della famiglia fondata sul matrimonio, solo per fare un
sintetico esempio) e le questioni sociali che spingono i cattolici a un
rinnovato impegno politico. Dice Costalli: «Una delle
motivazioni che ci spingono a mantenere una posizione di attesa è proprio
l'assenza, nelle dichiarazioni iniziali e nei discorsi, di quei valori non
negoziabili che per noi sono essenziali. Così come non ho trovato alcun accenno
all'economia sociale di mercato». Non è proprio una bocciatura ma un distinguo
sì. Costalli ricorda un dato per lui essenziale:
«Todi 2 si è ricompattata su un documento molto chiaro in cui quei valori sono
chiaramente presenti. Dunque dovremo riunirci, parlare, riflettere. Vogliamo
arrivare unitariamente a una decisione e sarebbe sbagliata qualsiasi fuga in
avanti. E altrettanto sbaglierebbe se qualcuno se l'aspettasse». A cosa si
riferisce, presidente Costalli? «Sappiamo bene che
quei valori creano non pochi problemi nell'area laica. Ma noi non possiamo né
vogliamo rinunciarci, come qualcuno in realtà vorrebbe». I «si dice» si
susseguono. Si parla di una preoccupazione della Conferenza episcopale
italiana. Non solo per il testo iniziale della convocazione ma anche per la
sorte dei Movimenti cattolici: un conto sarebbe un lavoro per dar vita a un
vasto raggruppamento capace di attirare consistenti consensi elettorali,
giustificando l'impegno di associazioni forti di migliaia di aderenti. Altro
sarebbe un allargamento di Italia Futura. Non è un caso forse che, pur
sollecitati, altri interlocutori come Sergio Marini (Coldiretti) e Luigi Marino
(Confcooperative) preferiscano non intervenire nel dibattito. Andrea Olivero però ribatte: «Io, dal palco della convention, ho ricordato
con chiarezza i nodi che ci premono. Cito letteralmente: "Voglio qui
portare i valori che mi sono e ci sono più cari come cattolici. La tutela e la
promozione della vita, a partire da quella più fragile e indifesa. La famiglia
fondata sul matrimonio e aperta alla generatività, la
libertà di educazione...". Naturalmente le ho presentate come proposte
laicamente fondate, altrimenti sarei un integrista».
Ma quale evoluzione si può immaginare? «Ricordo che il documento di
convocazione non può essere inteso come programma fondante di un soggetto che è
ancora tutto da definire. Nelle prossime settimane, quando si deciderà il tipo
di impegno, si uscirà sicuramente dalla genericità approdando a una sintesi».
Molto più neutra, infine, l'analisi di Gianfranco Brunelli, direttore del
quindicinale «Il Regno» del Centro editoriale dei padri dehoniani:
«Non mi risulta che il movimento patrocinato da Montezemolo possa essere
definito come "formazione cattolica". Questo dibattito mi sembra mal
impostato. Tocca di fatto al singolo cattolico impegnato in politica difendere
e incarnare certi valori. Perché l'ispirazione cristiana di origine è
immensamente più grande di qualsiasi luogo concreto in cui si possa esercitare
una responsabilità politica...».
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