I
comportamenti, le caratteristiche e i precedenti che aumentano la
probabilità di un aumento della violenza da parte di chi maltratta:
1.
Episodi pregressi di gravi violenze fisiche o sessuali (anche su
altre donne: il maltrattante non è violento perché la vittima lo
provoca, ma a prescindere: quasi sempre smette di perseguitare una
donna solo perché «passa» a un’altra)
2.
Minacce pesanti di violenza e morte, intimidazione nei confronti dei
figli, lanci di oggetti durante i litigi
3.
Escalation: nell’arco della relazione c’è stato un crescere
della frequenza e intensità della violenza (anche se inframmezzata
da momenti strumentali di riappacificazione, con lui che chiede scusa
e lei che perdona). Se c’è stato un aggravarsi i maltrattamenti, è
probabile che ci sarà ancora di più al momento della separazione.
Per questo, se una donna decide di lasciare, è meglio farlo di
nascosto
4.
Precedente violazione di provvedimenti di polizia già emessi
(ammonimento, sospensione della potestà e allontanamento). Questo
fattore permette di valutare se le misure sono efficaci nella
gestione del rischio oppure no e quindi se ne servono di più severe.
5.
Atteggiamenti che giustificano o condonano la violenza (a livello
culturale o religioso): se l’uomo minimizza, è molto geloso e
possessivo, dà la colpa alla vittima, significa che non vuole
riconoscere il disvalore giuridico o sociale della violenza.
6.
Precedenti penali specifici o no (questo fattore «pesa» molto di
più se ci sono reati contro la persona, per rissa, aggressione o
simili)
7. Se
i due partner si sono lasciati, o si stanno lasciando. È il momento
in cui il pericolo aumenta di più. Ancora più a rischio sono le
situazioni in cui i partner si sono lasciati e rimessi insieme. Il
«tornare indietro» indebolisce molto la donna agli occhi del
maltrattante: l’uomo vede che insistendo con le varie strategie
(moine o violenze) riesce a ottenere quello che vuole.
8. Se
chi maltratta fa abuso di sostanze, alcol o droga: abbassano la
soglia di controllo e fanno delegare a uno stato di alterazione la
gestione delle proprie emozioni
9.
Disoccupazione o grave stato economico (non dovuto a cause di forza
maggiore), scarsa attitudine a cercare a mantenere un lavoro,
difficoltà ad avere a che fare con il denaro (gioco d’azzardo,
vita al di sopra delle proprie possibilità)
10.
Disturbi mentali, anche quelli come il disturbo di personalità o
bipolare che giuridicamente non condizionano la capacità di
intendere o di volere.
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