mercoledì 16 gennaio 2013

SELEZIONE DELLE MIGLIORI CANDIDATURE PER ELEZIONI POLITICHE


L’espressione delle prossime candidature da sottoporre al giudizio dell’elettorato è un momento importante per la vita del partito, il momento in cui i suoi soggetti migliori sono chiamati a rappresentarlo e diventare la voce degli interessi e delle istanze di un territorio che, in questi momenti di scarsità di risorse, dovrà essere la più forte ed attenta.
Se crediamo nel ruolo fondamentale che il partito deve svolgere quale interprete e mediatore di questi interessi ed istanze, il passaggio elettorale deve essere vissuto in modo consapevole e responsabile, a partire proprio dal momento della formazione delle liste e nella scelta di tutti, nessuno escluso, i candidati.
Le candidature rappresentano il momento di sintesi e l’occasione più significativa per fissare i primi traguardi del faticoso lavoro avviato nel 2012 di costruzione dell’ organizzazione territoriale del partito che, nell’attuale contesto di crisi economica, ideologica e di leadership, rappresenta l’ultimo baluardo che dà un senso al partito stesso.
A questa organizzazione, a tutti coloro che hanno continuato a riconoscersi in essa e a credere che nella condivisione e coesione si ottengono i risultati migliori, vanno dati in questa fase segnali coerenti con quanto detto e ribadito in tutti questi mesi sulla valorizzazione delle capacità di fare squadra, dello spirito di servizio e fedeltà al gruppo, interpretando al meglio le sollecitazioni, pervenute anche dalla componente giovani, a dare il giusto riconoscimento alla militanza quale corollario alla competenza, al talento e all’esperienza personale del candidato nonché a miglior garanzia di legame con il territorio di provenienza.
Sull’onda di quanto dimostrato dagli altri competitori e stando alle intenzioni annunciate, nella composizione delle liste dovrebbe essere riservata alla componente femminile una parte cospicua.
La questione delle candidature femminili è, per il nostro partito, di particolare criticità e sulla qualità delle candidate passa molta parte del recupero complessivo di immagine e credibilità dello stesso movimento.
Fermo restando che alle candidate deve essere applicato lo stesso rigoroso criterio meritocratico che si richiede ai candidati uomini, ci si deve attendere che la presenza femminile sia significativa ai massimi livelli e non relegata in posizioni di “politicamente corretto” contorno.
Sulle candidature femminili, le donne di partito hanno l’opportunità di ribadire un modo di stare in campo estraneo ad ipocrisie. Al di fuori di questa prospettiva, si cade inevitabilmente in un atteggiamento di subalterna collaborazione e sostegno a scelte che non premiano né le capacità né il lavoro svolto dalle militanti.
Pertanto per sintetizzare, le candidature devono connotarsi:
1. funzionali al partito, rientrando in un percorso di valorizzazione delle risorse umane che si concretizza in un “organigramma di ruoli” che dal parlamento agli enti locali, in primis, non si sovrappongano e, in secondo luogo, insieme coprano una rete territoriale necessaria alla sopravvivenza del partito, ognuno dei quali dovrà essere garante delle istanze territoriali, non assecondando logiche autoreferenziali;
2. aderenti alle strategie del partito, essendone state testimoni, sostenitrici ed evidenti (convinte) portatrici di tali interessi;
3. per militanza, competenza e territorialità, derogate solo in presenza di specifiche personalità di alta notorietà civile o imprenditoriale, di grande valore aggiunto;
4. all’interno del più ampio consenso partitico, dal quale poi trarre il massimo sostegno;
E’ auspicabile che le linee sopra enunciate valgano
non all’interno di specifiche categorie di genere o di età, ma abbiano lo scopo di privilegiare le sensibilità diverse presenti nel nostro partito.
Lorenza Lavini/Anna Brondino/Maria Giovanna Ronconi/Monica Di Lella/Deborah Onisto/Maria Giovanna Boldrin

nevica

Il cielo è basso, le nuvole a mezz’aria,
un fiocco di neve vagabondo
fra scavalcare una tettoia o una viottola
non sa decidersi.
Un vento meschino tutto il giorno si lagna
di come qualcuno l’ha trattato;
la natura, come noi, si lascia talvolta sorprendere
senza il suo diadema.
— E. Dickinson

mercoledì 9 gennaio 2013

Niente più Monti e i cattolici sono senza casa. Dopo Ruini, un disastro di Paolo Rodari

Roma. Erano giorni che il cardinale Angelo Bagnasco, capo dei vescovi italiani, aspettava un segnale. E con lui lo aspettava tutto il mondo cattolico, le associazioni e i movimenti aderenti un anno e mezzo fa al Forum di Todi. Ma Mario Monti, questo segnale, non l'ha mandato; non ha garantito nulla sui "valori non negoziabili" e soprattutto non ha coinvolto i cattolici nella creazione delle liste, non ha chiesto loro un parere. Insomma, non si è fatto sentire. Anche per questo motivo, dopo pochi giorni dall'endorsement dell'Osservatore Romano, voce ufficiale del palazzo apostolico, per Monti, i cattolici si sono tirati indietro con la decisione, suggerita dallo stesso Bagnasco, di non convocare quella "Todi 3" che avrebbe dovuto far partire la campagna elettorale delle stesse sigle e associazioni cattoliche per il nuovo rassemblement di centro. Il tutto col risultato che oggi, i cattolici, dopo aver convocato il primo raduno di Todi nell'ottobre del 2011 con l'unico visibile effetto di aver fatto cadere il governo Berlusconi, non hanno oggi una casa in cui stare. Andrea Riccardi, capo di Sant'Egidio che sorprendentemente all'ultimo ha deciso di non candidarsi, ha provato a garantire a Monti l'appoggio del mondo cattolico ma qualcosa non ha funzionato. Forse nella Cei qualcuno non ha gradito che Riccardi fosse l'unico interlocutore, oppure lo stesso Monti ha voluto tagliare con un mondo le cui battaglie egli non sente del tutto sue. Idillio finito dunque? Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo, il movimento ecclesiale con più aderenti in Italia, spiega che al momento i cattolici restano "in duplice attesa". Dice: "Todi 3 non era stata convocata con lo scopo di ascoltare Monti. E' soltanto una coincidenza che sia saltata nel momento in cui Monti sta decidendo i nomi della sua lista. Però è vero che ancora attendiamo da Monti, ma del resto anche dagli altri schieramenti, parole chiare sui valori che ci stanno a cuore, a cominciare dalla famiglia". L'impressione è che dopo gli anni del cardinale Camillo Ruini che, interferendo sapientemente negli schieramenti politici guidava la chiesa sulla linea della non irrilevanza, vi sia oggi una certa confusione. Diversi pezzi importanti del cattolicesimo, non a caso, stanno scegliendo autonomamente con chi schierarsi, senza aspettare indicazioni. E' di ieri la notizia che Edo Patriarca, ruiniano segretario della comitato organizzatore delle Settimane sociali, e dunque uomo legato a stretto giro alla Cei, ha accettato dì candidarsi nelle liste del Pd. Con lui altri tre esponenti del mondo cattolico: Ernesto Preziosi, direttore dell’Istituto Toniolo, Flavia Nardelli, segretario generale dell'Istituto Sturzo ed Emma Fattorini, docente di Storia contemporanea all'università La Sapienza. Chi, invece, ha deciso di rimanere con Monti è Mario Mauro, parlamentare europeo del Ppe. Dice: "Ho preso la decisione di stare con Monti a dicembre e non torno indietro. Berlusconi era per me una novità nel 1994 ma oggi resta una delusione". E in merito ai valori "non negoziabili", sui quali la chiesa ancora attende risposte, dice: "Quale schieramento offre questo tipo di garanzia? Sono un problema che tutti devono affrontare, Pdl e Pd compresi. lo preferisco affrontare queste tematiche capitali in uno schieramento dove non si fa la guerra ma si cercano soluzioni condivise e in un clima pacifico. Ma non userei questi temi come spada di Damocle per decidere per chi i cattolici debbono votare. Credo occorra guardare alle persone prima che agli schieramenti". E Comunione e Liberazione con chi sta? "Basta leggere la nota politica recentemente diramata per capire che Cl chiede semplicemente che i politici lavorino per il bene comune. Non sta con nessuno e non chiede altro. Il movimento guarda positivamente chi decide di assumersi il rischio di un tentativo politico e in questo senso mi sento spronato a dare il meglio".

Un mondo cattolico spiazzato dalle priorità del Professore e dal vecchio schema bipolare di Massimo Franco

L'annullamento del convegno delle organizzazioni cattoliche, il «Forum di Todi», che era in programma da domani, ufficializza lo sbriciolamento di qualunque ipotesi di unità politica e perfino prepolitica di questo universo. Più che una novità, è una conferma. Si tratta di un mondo diviso, che non è riuscito a trovare un simulacro di compattezza nemmeno intorno al premier uscente, Mario Monti. D'altronde, nelle ultime settimane anche dalle gerarchie ecclesiastiche erano arrivati segnali contraddittori nei confronti di Palazzo Chigi. Il riconoscimento del ruolo positivo svolto dal governo dei tecnici dopo la coda disastrosa del centrodestra berlusconiano è stato quasi unanime, come corale è stato il disappunto per la ricandidatura del Cavaliere. Intorno alla creazione della lista centrista di Monti si erano create molte aspettative: anche se alcuni vescovi avrebbero preferito vederlo nel ruolo di federatore di un fronte opposto alla sinistra e più impegnato sui cosiddetti «valori non negoziabili». Per questo negli ultimi giorni si è notata maggiore prudenza. L'investimento sul premier uscente non è venuto meno ma è diventato più guardingo. Chi nel Pdl aspettava segnali da Monti per lasciare il partito è rimasto deluso; ed ha cominciato a dare voci alle componenti della Cei che avrebbero voluto una maggiore attenzione ai «temi cattolici». Il Pd è riuscito ad arruolare diversi esponenti dell'associazionismo, spiazzando la tesi di una sinistra «inospitale». E l'idea di organizzare un'altra riunione dei movimenti più vicini alla Chiesa, con la partecipazione del presidente del Consiglio, si è rivelata sempre più complicata. Sta emergendo quel filone «sociale» che guarda con gratitudine e insieme con qualche distinguo la politica economica di Monti. La disoccupazione in crescita e una crisi destinata a durare rendono tutti più inquieti. E la catena di precisazioni su un rapporto della Commissione europea con critiche all'Imu sulla prima casa, smentite in serata, ha fornito un argomento polemico a chi, nell'«asse del Nord» e a sinistra, vuole riscrivere la cosiddetta «agenda Monti». Dopo le prime notizie, il presidente del Consiglio aveva ribattuto che in realtà l'Imu è stata chiesta all'Italia proprio dall'Ue. Siamo stati costretti ad aumentare le tasse, ha ricordato, «perché alcuni irresponsabili stavano facendo deragliare il Paese»: un riferimento a Berlusconi e al Carroccio, e ai pericoli di un baratro finanziario nell'autunno del 2011. Ma per gli avversari, il malinteso è manna elettorale. Viene utilizzato dal centrodestra per far dimenticare il più possibile il passato recente; e per colpire il premier uscente sul fronte internazionale che ha sempre costituito la sua prima fonte di legittimazione: un'operazione spregiudicata che però nessuno vuole lasciarsi sfuggire. Pier Luigi Bersani si sente vincente e gongola: «Il Pd è la lepre da inseguire».

I vescovi del Nordest: “La politica non dimentichi mai la dignità della persona” di F.D.M.

La politica recuperi le ragioni più alte e nobili, a tutela della dignità della persona, specie quella che soffre, come oggi a causa della crisi. È l’appello con cui i vescovi del Nordest al termine della Conferenza episcopale regionale. In questo momento di «forti difficoltà sul piano morale, sociale ed economico, di vaste e profonde proporzioni», i vescovi hanno ribadito «la comune volontà di operare affinché la crisi attuale diventi occasione di discernimento e rinnovamento e la vicenda politica, nel nostro Paese e in questi territori, possa recuperare e mantenere vive le sue ragioni più alte e nobili che partono dal riconoscimento della dignità e del rispetto della persona umana e dal perseguimento del bene comune». «Nuova evangelizzazione e dottrina sociale della Chiesa. L’impegno sociale e politico dei cattolici», è stato il tema approfondito, con la collaborazione di esperti, tra l’altro rilevando che la «questione sociale» sta allargandosi a «questione antropologica» e sottolineando l’urgenza di «una più qualificata azione pastorale nella formazione all’impegno sociale e politico». La presidenza della Conferenza episcopale ha incontrato giornalisti e tecnici di Telechiara, preoccupati del futuro dell’emittente e in particolare del loro posto di lavoro. Il patriarca Francesco Moraglia ha assicurato ogni impegno per il rilancio della televisione.

mercoledì 2 gennaio 2013

«Serve l'impegno dei laici cristiani nell'attività politica»

All’avvio di una lunga campagna elettorale che culminerà con le elezioni del Consiglio Regionale Lombardo e del Parlamento della Repubblica italiana, il Consiglio Episcopale della Diocesi di Milano offre alcune indicazioni per vivere questo tempo con responsabilità.

1. Come spiega Papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate, «la Chiesa non pretende minimamente d’intromettersi nella politica degli Stati. Ha però una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura dell’uomo, della sua dignità, della sua vocazione» (n. 9).
Di fronte alla tentazione molto diffusa del disimpegno e del disinteresse sui temi del bene comune e delle scelte che lo realizzano e governano, è necessaria e urgente l’opera educativa delle comunità cristiane affinché solleciti tutti alla partecipazione attiva e responsabile a questi appuntamenti elettorali attraverso: un’adeguata informazione su programmi e candidati, l’esercizio del proprio voto, l’impegno attivo di un numero sempre maggiore di laici cristiani nell’attività amministrativa e politica.
A nessuno deve sfuggire l’importanza dell’esercizio del diritto-dovere del voto responsabilmente espresso: con esso si concorre a determinare l’indirizzo politico del proprio Stato e della propria realtà locale. Per questo motivo il Consiglio Episcopale si augura che il confronto tra le parti sia sereno e leale, si svolga su programmi ben articolati, in modo che gli elettori siano messi nella condizione di compiere la scelta che giudicano più valida.

2. In un momento in cui il perdurare della crisi economica sta generando paure e insicurezze che rendono più fragile il legame tra i cittadini, occorre che la politica sappia elaborare risposte all’altezza della situazione, capaci non soltanto di farci uscire dal periodo di difficoltà, ma di migliorarci.
Un clima di fiducia sarà realizzabile se insieme si lavorerà per salvaguardare dall’erosione dell’individualismo le questioni etiche rilevanti, promuovendo i valori ispirati alla retta ragione e al Vangelo. Per questo i cattolici faranno riferimento ai principi irrinunciabili dell’insegnamento del Magistero della Chiesa sulla famiglia, aperta alla vita, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, sul rispetto per la vita dal suo concepimento al termine naturale, sulla libertà religiosa, sul diritto alla libertà di educazione dei genitori per i propri figli, sulla tutela sociale dei minori e delle vittime delle moderne forme di schiavitù, sullo sviluppo di un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune, sulla giustizia sociale, sul ruolo da riconoscere ai principi di solidarietà e di sussidiarietà, sulla pace come valore supremo a cui tendere.
Su ognuno di questi punti sarà importante lavorare per costruire un consenso il più possibile condiviso e diffuso. Tutti i candidati, a maggior ragione i cattolici, si impegnino per ridare fiducia al Paese e ai suoi abitanti, presentando programmi e proposte realmente tese a costruire il bene comune: non prevalga la tentazione del disfattismo. Dai cattolici in particolare ci si attende l’impegno per rafforzare la credibilità di un impegno speso al servizio della politica: siano esemplari per rigore morale, attenzione alla gente, spirito di servizio, professionalità, capacità non solo di rifiutare ogni forma di corruzione ma anche di anteporre il bene comune ai propri anche legittimi interessi di parte.

3. Per evitare strumentalizzazioni il Consiglio Episcopale ricorda a tutti le disposizioni diocesane più volte ribadite in base alle quali le parrocchie, le scuole cattoliche e di ispirazione cristiana, le associazioni e i movimenti ecclesiali, non devono mettere sedi e strutture a disposizione delle iniziative di singoli partiti o formazioni politiche, e invita anche i consacrati ad attenersi a tali indicazioni. Si vigili per evitare che le attività pastorali vengano strumentalizzate a fini elettorali: durante questo periodo, è prudente non programmare iniziative che coinvolgano persone candidate o già impegnate a livello politico.
Sulla base di quanto stabilito nei direttori diocesani, gli appartenenti a organismi ecclesiali, a maggior ragione se occupano cariche di rilievo, qualora intendano mettersi a disposizione del bene comune candidandosi alle elezioni sono da considerarsi sospesi dai predetti organismi e lasceranno il proprio incarico in caso di elezione avvenuta. Ogni persona che riveste e mantiene compiti o ruoli di responsabilità nelle istituzioni e negli organismi ecclesiali è invitata ad astenersi rigorosamente da ogni coinvolgimento elettorale con qualsiasi schieramento politico.
In particolare, sulla base dei criteri stabiliti nella normativa canonica e offerti nei ripetuti interventi dell’episcopato italiano, ai presbiteri è richiesta l’astensione da qualsiasi forma di propaganda elettorale e di attività nei partiti e movimenti politici. Analoghi criteri prudenziali sono offerti all’attenta valutazione di diaconi e consacrati.

Il Consiglio Episcopal​e Milanese
27 novembre 2012