giovedì 20 dicembre 2012

Altri numeri per l’acqua alta di Davide Scalzotto

«A Venezia 120 centimetri di acqua alta». La notizia diffusa dai tg nazionali di norma viene data al termine del rullo sul maltempo, quasi come una nota di colore. Di solito si accompagna alle immagini di turisti che si divertono a sguazzare in piazza San Marco. Eppure quella frase, buttata là quasi per abitudine di per è drammatica, se non apocalittica. Pensate se la stessa notizia venisse riferita a Roma, Londra, New York: «città sommersa da 120 centimetri di acqua». Si scatenerebbero i catastrofisti di mezzo mondo. E infatti, malgrado l’acqua alta di Venezia sia considerata un fenomeno caratteristico (come le aurore boreali al polo nord o le onde giganti delle Hawaii), chi non è veneziano e sente certe misure si chiede come facciano i veneziani ogni volta a riemergere da un simile flagello. Chi conosce la città e la marea invece lo sa: 120 centimetri significa che San Marco va sotto di 35-40 centimetri, ma anche che gran parte del centro storico (l’80% circa) è percorribile. E che anche laddove c’è l’acqua, ci sono le passerelle. Inutile colpevolizzare i tg e i mass media non veneziani. Ricevono e comunicano esattamente ciò che viene loro dato. Non possono stare lì ogni volta a spiegare che i 120 centimetri corrispondono al livello del medio mare misurato alla Punta della Salute. Quella è roba da Superquark, mica da tg. Il problema piuttosto è a monte. Per quanto scientificamente inappuntabili, le comunicazioni del Centro maree vanno bene per i veneziani, ma non per il resto del mondo. E visto che l’acqua alta interessa anche il resto del mondo, specialmente quei turisti che devono decidere se venire o meno a Venezia, la spiegazione scientifica non basta. Nell’epoca della comunicazione rapida, c’è qualcosa che va cambiato. L’attuale sistema di comunicazione non è un dogma: dove sta scritto che non si possa, ad esempio, comunicare in maniera semplice che il tal giorno, anziché i 120 centimetri di marea, ci saranno 35 centimetri di acqua alta a San Marco? Perché non prendere la piazza - il punto più basso della città - e tarare su quella le misurazioni? Di più: si potrebbe anche aggiungere che ci saranno 35 centimetri in piazza San Marco, 5 (per dire) a Rialto, 25 a San Trovaso, 4 in Strada Nuova... Insomma, dare alcuni punti di riferimento della città. In ogni caso, che si adotti l’attuale sistema o che si cambi, gli scherzi del meteo non saranno comunque prevedibili e uno scarto di errore ci sarà sempre. Però almeno si dice alla gente che scenario offre Venezia. Così come non sarebbe male spiegare in poche parole che la marea 6 ore cala e 6 ore cresce. Che se viene annunciata acqua alta per il tal giorno, la città non resta in ammollo per 24 ore, ma dopo due ore il livello dell’acqua si abbassa. Forse sarebbe un modo per rendere meno apocalittica la visione della città che hanno i "foresti", per aiutare chi di turismo vive e lavora e per non creare allarmi ingiustificati in chi deve venire a Venezia o in chi c’è già e si barrica in hotel con pinne e boccaglio in attesa della "grande onda", alzando gli occhi al cielo temendo un bombardamento, ogni volta che suona la sirena. Una proposta: perché non studiare e provare a sperimentare già nei prossimi mesi una comunicazione nuova del fenomeno acqua alta? Meno scientifica forse, ma sicuramente più efficace e comprensibile. Sempre che, ovviamente, i Maya non arrivino prima.

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