sabato 20 ottobre 2012

lettera interessante su Venezia

Ho appreso, con comprensibile stupore, che il geom. Bertoncello è stato riammesso all’esercizio della libera professione dal Consiglio dei Geometri. Il presidente della categoria, da voi intervistato, ha dichiarato che si tratta di un provvedimento temporaneo in attesa che il consiglio prenda le opportune misure disciplinari. Non entrando nel merito e nei tempi di tali procedure, ritengo e credo che il ruolo dei collegi professionali, difesi con forza e mantenuti in essere dall’ultimo decreto Monti, debba essere di Disciplina della Professione a favore della tutela del Cittadino e non certo di protezione della casta. Come residente nel delicato e prezioso centro storico di Venezia, leggo ed interpreto la notizia negativamente; i “furbetti”, cito un termine più volte utilizzato dalla stampa nella vicenda, non solo sono liberi, ma possono pure continuare, legalmente, a fare la professione. Che bell’esempio, ma soprattutto oltre al danno la beffa: sciocchi quei Cittadini Onesti che si rivolgono a Professionisti che non hanno agganci. Ma, caro Direttore, il Comune, l’Assessore all’Edilizia, i Funzionari, che subito dopo lo scandalo hanno manifestato con forza e vigore sdegno per l’accaduto, annunciando una rapida e strutturale riforma dell’impianto degli uffici SUER e SUAP ad oggi cos’hanno fatto? Le categorie professionali del comparto edilizia, le associazioni, i Collegi non si costituiscono parte civile a favore di un’onesta declinazione della professione e contro la possibilità di un’illecita concorrenza che danneggia la Committenza e svende pezzi di città ? Gli immobili, realizzati con procedure ritenute truffaldine dalla Magistratura, non vengono ritenuti degni d’interventi relativi all’annullamento della liceità edilizia impedendone così l’uso ? Ho atteso qualche giorno, ma alla notizia è seguito il silenzio. Non si lamentino più i Cittadini Veneziani se una loro pratica necessita di due anni per avere risposta, magari negativa o d’integrazione atti. A questo punto siamo tutti colpevoli, a cominciare da chi ha il potere ed il dovere di fare, ma non ne ha il coraggio.
Lettera firmata

Galateo della 2a vita (quella su Twitter)

Galateo della 2a vita (quella su Twitter)

giovedì 18 ottobre 2012

Traghetto a San Samuele?

Leggo l'articolo sul traghetto di San Samuele e rimango veramente sconcertata !.
E' proprio vero che chi più grida in questa città, più viene ascoltato
Hanno ragione i genitori che portano i bambini alla scuola Renier Michiel , che non possono usufruire del traghetto , ma hanno anche ragione i gondolieri che dicono che lo stazio non è a norma e non si prendono la responsabilità di aprire il servizio ( si tratta di bambini) .
Ma i controllori dove sono? I vigili che dovrebbero controllare e riferire all'assessore di riferimento , non hanno visto che il traghetto non funzionava? Ma l'assessore non ha il controllo costante delle situazioni che riguardano la mobilità in città?
Sarà presissimo dal tram , che ci sarà fornito da una ditta che come avevo previsto è fallita... ma i miseri traghetti?
L'ultimo servizio per i veneziani che hanno ormai i vaporetti intasati e ai quali resta solo il teletrasporto per muoversi in città , quelli li vogliamo controllare o no?
Resto in attesa di una risposta , sono fiduciosa anche se ho conosciuto uno che è morto aspettando

Matteo Renzi ? ah ah ah !

Dopo un pomeriggio al Palaplip di Mestre torno a casa con le idee un po' confuse... Anzi no ! Chiarissime!
Già, le cose he ha detto Matteo Renzi al Palaplip sono più o meno le stesse cose che Alessandro Danesin ha detto nell'intervista rilasciata l'altro ieri al vostro giornale.
Confusione di ideologie? No non credo , cose di normale buon senso:
Il giovane Renzi , bravissimo comunicatore, look perfetto, staff eccezionale , soldi molti da investire nella sua campagna elettorale per le primarie circondato come una vera star da fotografi e telecamere , non dice cose nuove, parla di speranza per il futuro, parla di donne, di asili nido, di anziani da rispettare, cose tutte condivisibilissime , ma non ho sentito una sola parola sul come .
Video di Crozza, quindi autoironico, video di Obama finale, un po' retorico , il ragazzo ha studiato molto le tecniche di comunicazione strappa continuamente applausi , è un vero incantatore ,un grande attraversatore di tematiche , ma veramente poco concreto , non ha detto una sillaba sulle risorse per risolvere i problemi di cui tanto parla.
Allora perchè tanto scalpore ? Nessuno di noi e talmente smaliziato da capire? No , siamo talmente stufi di vedere che ogni giorno c'è qualche politico inquisito che la normalità ci sorprende!
Perchè la normalità è diventata eccezionale, la nostra classe politica locale e nazionale , ha smarrito il buon senso!
Gli asili nido da fare, gli anziani da aiutare, gli investimenti da attirare per migliorare la qualità di vita di tutti i veneziani , la trasparenza e l'onestà .non sono né di destra né di sinistra,
Qui sta la questione , il buon senso e la buona amministrazione che dovrebbero essere la normalità , sono la novità , una grande tristezza mi assale !
Che dire, speriamo nei giovani e nelle donne ?
Potrebbe essere , partiti muovetevi e fate un' analisi seria della grave carestia che ha colpito il nostro territorio , mancano soldi , mancano idee, manca l'onestà , manca il buon senso!

martedì 2 ottobre 2012

Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia in occasione della messa solenne per la festa di S. Michele (Duomo di Mestre, 29 settembre 2012)




S. E. Rev.ma Mons. FRANCESCO MORAGLIA ,

Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia in occasione della messa solenne per la festa di S. Michele (Duomo di Mestre, 29 settembre 2012)




Messa solenne per la Festa di S. Michele Arcangelo

patrono di Mestre (Duomo S. Lorenzo, 29 settembre 2012)



Omelia del Patriarca Mons. Francesco Moraglia





-          Persona e buona vita della polis -







Gentili autorità, carissimi confratelli e tutti voi qui presenti,

desidero augurarvi sin d’ora una buona festa di S. Michele, patrono di questa città. E, all’inizio di questa celebrazione, permettetemi anche di salutare e ringraziare in modo particolare la Polizia di Stato - che festeggia il suo patrono - per il prezioso e importante servizio che, quotidianamente, svolge nelle nostre città e lungo le nostre strade.



La festa dell’arcangelo Michele, patrono di Mestre, conduce a riflettere sul bene che vince il male. Il nome Michele, infatti, significa: “Chi come Dio?”. Un richiamo, una testimonianza, un grido. Michele è guida intrepida degli angeli, una sorta di custode dei custodi, e la rivelazione cristiana avverte che gli angeli, sotto la guida di Michele, sono al servizio di Dio affinché la storia della salvezza si compia.



Il bene, però, non riguarda soltanto le singole persone. No, il bene innerva di sé le relazioni umane, il vivere comune. La società è, sempre più, chiamata ad essere il luogo del buon vivere. E pure qui non si dà neutralità: o le nostre città sono luoghi accoglienti e ospitali oppure diventano luoghi di competizione e antagonismo, poi di emarginazione e violenza.



  La nostra società è - ed è destinata ad essere sempre più - espressione della cultura della tecno-scienza; ne consegue che o sarà realmente a servizio dell’uomo o, sempre più, diventerà spazio disumano, perché tutto ciò che consente lo spiegamento di energie nuove - se tali energie non sono “umanizzate”, ossia poste a servizio dell’uomo - è destinato ad espropriarlo proprio di ciò che lo rende uomo.



Il potere, in sé, non è né un bene né un male: è l’uso che se ne fa che lo qualifica in senso positivo o negativo. La buona vita personale e sociale, - della polis - è inserire un riflesso del bene, del vero, del bello - che appartengono per antonomasia a Dio - nella quotidianità dell’uomo che, come ricorda san Paolo nella prima lettera ai Tessalonicesi, è “spirito, anima e corpo” (cfr. 1Ts 5,23).



La cultura della tecno-scienza si trova dinanzi un io umano sempre più destrutturato; in tale contesto, il progetto di una “polis virtuosa” che si proponga come fine il bene comune, ovvero il bene di tutti e di ciascuno, deve collocare, al centro di tutto, la persona umana.



 Il bene comune, ovviamente, riguarda tutto l’uomo e non solo lo sviluppo di una o di alcune sue dimensioni antropologiche perché l’uomo, appunto, è costituito di spirito, anima e corpo.  



Nell’epoca post-moderna siamo chiamati a guardare, con rinnovata attenzione, al bene comune per cui è necessario, innanzitutto, riconoscere la persona. Senza l’impegno per il bene comune non si può neppure iniziare a parlare della città. Il bene comune richiede, infatti, riconoscere la dignità della persona, iniziando dal bene per eccellenza, il diritto alla vita: tutelare la vita appena concepita - momento di massima fragilità - è assunzione di responsabilità verso se stesso e gli altri, verso la comune convivenza.



Il beato Giovanni XXIII, nella Pacem in terris, così s’esprime: “…l’attuazione del bene comune trova la sua indicazione di fondo nei diritti e nei doveri della persona. Per cui i compiti precipui dei poteri pubblici consistono soprattutto nel riconoscere, rispettare, comporre, tutelare e promuovere quei diritti; e nel contribuire, di conseguenza, a rendere più facile, l’adempimento dei rispettivi doveri. Tutelare l’intangibile campo dei diritti della persona umana e renderle agevole il compito dei suoi doveri vuol essere ufficio essenziale di ogni pubblico potere ” (Pacem in terris, n. 36).



Ne consegue che l’esercizio della democrazia non può ridursi all’aspetto formale, la conta dei voti: una maggioranza opposta a una minoranza, sulla base del puro conteggio numerico dei voti, non vuol dire ancora una reale e vera democrazia. Una reale democrazia si sostanzia di valori che la nutrono dandole un’anima; il formarsi di una maggioranza, frutto di puro consenso numerico, non dice ancora nulla sulla qualità della democrazia come sulla bontà di una legge. Soprattutto, non è ancora sufficiente per dire se siamo dinanzi ad una democrazia reale, fondata sul rispetto dei diritti della persona e sull’assunzione dei corrispondenti doveri.



In proposito è doveroso, qui, richiamare le condizioni per cui l’atto compiuto dai pubblici poteri riveste valore giuridico. Ancora la Pacem in terris afferma: …ogni atto dei poteri pubblici, che sia o implichi un misconoscimento o una violazione di quei diritti, è un atto contrastante con la loro stessa ragione di essere e rimane per ciò stesso destituito di ogni valore giuridico” (Pacem in terris, n. 36).

  

Il credente, e con lui ogni uomo di buona volontà, sa che, innanzi alle esigenze etiche fondamentali, non sono in gioco valori confessionali o scelte partitiche, ma l’essenza della moralità umana. Moralità umana che riguarda, proprio, il bene integrale della persona e, di conseguenza, il bene comune che, a sua volta, non può - non deve - prescindere dalla persona. Vi sono principi a servizio della persona che sono presupposti a una buona politica e a una democrazia che sia reale perché fondata su contenuti o, meglio, su valori.



Pensiamo, appunto, al diritto primario alla vita che va rispettata sempre, in ogni frangente - dal concepimento al  suo spegnersi naturale -, e la specificità e unicità della famiglia fondata sul matrimonio per ciò che di peculiare (i figli) è, sola, in grado di porre a servizio della società civile e del bene comune.



Consideriamo, ancora, la libertà religiosa e d’educazione, come la libertà dalle moderne forme di schiavitù; non si può, poi, tacere il diritto alla pace - nelle nostre città, nei nostri quartieri e a livello internazionale -, ripudiando la guerra come modo per risolvere i conflitti, e il diritto a un’economia e, prima ancora, a una finanza che sia a servizio della persona.

                                                                                                           

Il fondamento di questi diritti e di ogni altro è, appunto, la comune dignità della persona. Tali diritti inalienabili della persona fanno parte della missione affidata da Cristo alla sua Chiesa e costituiscono altrettanti capisaldi della dottrina sociale della Chiesa. Giovanni XXIII, nella Mater et magistra, ricorda che “la dottrina sociale cristiana è parte integrante della concezione cristiana della vita” (Mater et magistra, n. 206).



Oggi la situazione mondiale si caratterizza, rispetto agli anni Sessanta del secolo scorso, per la globalizzazione; per questo, ancor più di prima, si esige, a livello mondiale, un rinnovato impegno per tutelare i diritti della persona. Ci troviamo, in tal modo, dinanzi alla non facile questione di riconoscere un’autorità a servizio e tutela dei diritti umani, in grado d’opporsi alle crescenti forme d’arbitrio, discriminazione, ingiustizia.



Si apre, come ha rimarcato Benedetto XVI - a conclusione della Caritas in veritate -, una questione delicatissima che riguarda la persona che, appunto, nella società tecno-scientifica, rischia d’esser privata della sua dignità e trovarsi in balia di una razionalità “chiusa” nel fare, incapace di cogliere il senso e il valore delle cose.



Così, fra i possibili tipi di razionalità, siamo posti innanzi ad una alternativa: o la razionalità “chiusa” nell’immanenza o la razionalità “aperta” alla trascendenza. La prima contrasta e rende impossibile pensare come dal nulla si possa passare all’essere e dal caso al senso. E qui dovrebbero riflettere tutti, credenti e non credenti.



Benedetto XVI sottolinea continuamente il contesto nuovo in cui oggi si pone la questione dell’uomo (antropologia) nel delicato segmento di modernità che stiamo vivendo. Così il Santo Padre riprende il cammino iniziato da Paolo VI quando, nell’enciclica Populorum progressio, indica alla Chiesa la prospettiva mondiale come luogo in cui sempre più si sarebbe declinata la questione sociale.



Qui sottolineiamo il nesso tra antropologia e questione sociale, un nesso inscindibile, soprattutto oggi. In tale contesto culturale comprendiamo quanto sia urgente riscoprire il compito e il ruolo di una coscienza capace di analisi critica. Benedetto XVI così s’esprime: “…oggi … la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica, nel senso che essa implica il modo stesso non solo di concepire, ma anche di manipolare la vita, sempre più posta dalle biotecnologie nelle mani dell’uomo… qui l’assolutismo della tecnica trova la sua massima espressione. In tale tipo di cultura la coscienza è solo chiamata a prendere atto di una mera possibilità tecnica. Non si possono, tuttavia, minimizzare gli scenari inquietanti per il futuro dell’uomo… Dietro a questi scenari stanno posizioni culturali negatrici della dignità umana…” (Caritas in veritate, n.75).



Siamo oggi posti dinanzi a una alternativa di non poco conto: o l’uomo riuscirà ad affermare la sua dignità personale o sempre più dovrà fare i conti con lo strapotere della tecno-scienza che, progressivamente, lo esproprierà del suo essere “umano”. Educare alla buona vita del vangelo vuol dire accogliere la sfida della cultura del nostro tempo, affinché le relazioni umane siano sempre caratterizzate dal rispetto della dignità della persona.



Tali considerazioni interpellano certamente, e ogni giorno, anche la realtà di Mestre e di quest’area metropolitana significativa e centrale per l’intero Nordest dell’Italia. Non sarà, perciò, indifferente o irrilevante vedere come in questo territorio - in continua trasformazione, alla ricerca di un’identità più forte e riconosciuta, quotidianamente sollecitato anche dal confronto con l’ “altro” - si riuscirà a “tradurre”, insieme e concretamente, il primato della persona e il criterio del bene comune. L’auspicio è che le sofferenze di oggi - in particolare quelle del mondo del lavoro - possano trovare una degna soluzione e generare un futuro migliore per tutti.



L’Arcangelo Michele - col suo stesso nome: “Chi come Dio?” - pone anche a noi l’interrogativo fondamentale: la domanda su Dio, la domanda delle domande. Domanda a cui solo l’uomo - che è immagine di Dio - può dare risposta e dalla quale, poi, scende ogni ulteriore risposta circa la buona vita della persona e della comunità.



Con la sua intercessione e la sua preghiera, San Michele Arcangelo accompagni tutti in questo momento di crisi persistente, così difficile da superare per la nostra comunità.  


29/09/2012 S. E. Rev.ma Mons. FRANCESCO MORAGLIA

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