Il manifestino che ha invaso la città con la foto del papero in Lego che era sulla finestra del vecchio negozio di giocattoli di Molin, recitava " Salvate il compagno Quo " . (Io lo chiamerò soldato Quo )
Questa dicitura è assai significativa, Quo non è nè qui ne qua ( avverbi di luogo), quo indica un non luogo( dal filosofo Marc Augè) ! L'appello non è stato fatto a caso o è solo frutto di buontemponi che si sono divertiti , ma è pressante, perché Venezia ormai si sta precipitando ad essere Quo !
Pensandoci bene l'allusione è perfetta, Venezia se continua così potrebbe diventare un non luogo, pieno di non negozi.
La città ha certamente subito un cambiamento di scala, mia nonna era stata pochissime volte in piazza San Marco, avendo un'osteria a Cannaregio, lavorava moltissimo, ma non era un problema di tempo, il sestiere era una piccola città e non c'era un effettivo bisogno di spostarsi .
È chiarissimo che oggi i tempi di spostamento e i luoghi di riferimento sono cambiati anche se la città d'acqua non si è espansa e la sua superficie è rimasta sempre uguale.
Che cosa è cambiato allora ? Con l'era digitale c'è stato uno stravolgimento delle dimensioni spaziotemporali incredibile e tutti possono andare dappertutto e fruire di tutto, quindi anche Venezia e i veneziani hanno cambiato parametri. Se questo ha portato ad una enorme apertura culturale della città verso il mondo, per un'altro verso questa sorta di massificazione globalizzata, non è stata capace di salvaguardare la peculiarità e la specificità sociale e culturale della città . Questo ovviamente non significa assolutamente rimpianto per un passato che non può più tornare, un passato che per molti aspetti era peggio del presente, pensiamo solo ai progressi della capacità di innovazione, della cultura ed a tutti gli stimoli e le opportunità che hanno le nuove generazioni .
Venezia, però aperta al mondo, città che architettonicamente non ha uguali, rischia di perdersi nel mondo, rischia di diventare un non luogo un architettonicamente bellissimo non luogo , dove la gente viene solo a dormire, dove non c'è più tessuto sociale, dove non si può più camminare per le calli, dove ci sono dei non negozi che potremmo trovare in qualsiasi altra parte del pianeta.
Già anche i negozi sono espressione della cultura che vive in città, perché cultura non sono solo le moltissime istituzioni culturali che sono presenti in città, ma cultura è anche il modo di vita della città, i mestieri della città, gli spazi che la città riesce a vivere .
Ma che spazi i veneziani vivono veramente? Forse ultimo baluardo sono i mercati di Rialto e Cannaregio , forse qualche campo dove i bambini, pochi , riescono a giocare ...
Ecco, la globalizzazione spaziotemporale sicuramente positiva, va gestita, va curata , va incanalata, perchè è una enorme risorsa per Venezia , ma il soldato Quo va definitivamente e fortemente messo al sicuro , perchè Quo è ogni veneziano che si ostina contro tutto e contro tutti a rendere Venezia " luogo" .